“Il park interrato Vittoria è uno scempio”. Intervista all’architetto Costa

Articolo tratto da “nuova prima pagina” Reggio Emilia.

Autore Diego Oneda.

L’intervista. Maria Cristina Costa critica aspramente il progetto di Piazza della Vittoria «Fermatevi, siete in tempo»

Il monito dell’architetto reggiano: «Certe forzature si pagano»

REGGIO –  Una vita dedicata ai temi del recupero urbano e territoriale, alla progettazione e riqualificazione di spazi cittadini. L’architetto Maria Cristina Costa (nata a Collagna nel 1934 e tuttora impegnata nel suo studio in centro storico) è un’autentica autorità quando si parla di pianificazione territoriale, in particolare se si parla di spazi urbani. Con lei abbiamo discusso del progetto di realizzazione del parcheggio interrato di piazza della Vittoria, delle sue implicazioni urbanistiche, sociali e dei segni indelebili che lascerà sul territorio. Ne è emerso un quadro preoccupante dell’intera opera pubblica che, stando alle parole dell’architetto Costa, è una vera e propria “violenza” sul tessuto urbano reggiano, un’opera che segnerà in modo indelebile la città per gli anni a venire e che costituirà un’autentica frattura rispetto alla visione d’insieme della città. Soprattutto di un’area decisiva per la collettività come è una delle principali piazze cittadine.

Architetto Costa, cosa pensa del progetto di realizzazione di un parcheggio interrato in Piazza della Vittoria?

Uno scempio sotto tutti i punti di vista, una vera e propria violenza alla città e alla cittadinanza, un modo di deturpare una zona culturalmente importantissima per la nostra città. Si tratta di un progetto che lede il diritto di tutti ad avere uno spazio di condivisione con il solo scopo di costruire parcheggi per pochi.

Eppure l’amministrazione sembra non voler sentir ragioni…

Io spero ancora che si possa cambiare idea. Ricordo a questo proposito che ai tempi del sindaco Benassi, si era arrivati quasi al punto di costruire il tribunale dietro la caserma Zucchi, un intervento che era già stato finanziato ma che, fortunatamente, si è deciso di non fare. Il sindaco di allora era riuscito a sfruttare i finanziamenti per realizzare il tribunale in un’altra area salvando la città da una forzatura che l’avrebbe segnata per sempre

Quindi secondo lei, l’amministrazione comunale è ancora in tempo per fare un passio indietro?

Quando si tratta di errori urbanistici così evidenti, si è sempre in tempo a tornare indietro. Tenga presente che quando si fanno interventi di questo tipo, i segni che rimangono sono indelebili. Pensiamo solo all’inquinamento che porterà in centro storico, in modo completamente contraddittorio rispetto alla politica della bicicletta: le rampe, gli sfiatatoi… Un vero e proprio polo d’inquinamento a due passi dal giardino pubblico e dall’asilo

I cittadini infatti sembrano non volerlo: il comitato ha già raccolto oltre 2000 firme…

Vede… Un tempo con le amministrazioni si poteva discutere, ci si poteva confrontare, adesso no. Mancano trasparenza e raccordo con la cittadinanza. Io stimo Delrio ma credo che in questo caso sia stato mal consigliato. Che su questo progetto vadano “a valanga” non è proprio accettabile

Senza contare la possibilità che gli scavi si imbattano nei resti della cittadella…

Certamente ma un’opera di questo genere non dovrebbe riguardare solo la Soprintendenza per i beni archeologici. Mi stupisco che la Soprintendenza per i beni architettonici, di solito così attenta ad ogni piccolo particolare, abbia consentito questa trasformazione così forte di una zona cardine del territorio. Inoltre mi stupisco anche del silenzio di molti miei colleghi. Ma, vede, la professione dell’architetto è molto cambiata negli anni…

Eppure un’alternativa c’era. Parliamo del suo progetto “Parco dei Teatri” che vinse a metà anni ‘80 il concorso internazionale per la riqualificazione dell’area…

Un progetto che ha impegnato per anni me e il mio staff e che ci ha dato moltissime soddisfazioni per quanto riguarda il risultato raggiunto. Nonostante abbiamo vinto il concorso, purtroppo il progetto non è stato realizzato, come tante altre oper e da me progettate. Io penso che, prima di progettare i cambiamenti, sia necessario partire dallo stato di fatto, da una valutazione dell’esistente. Tenga conto che quell’area della città è stata interessata dal lavoro di quattro architetti nella storia reggiana. Ognuno di essi ha cercato di valutare l’esistente, cercando di offrire una visione che rispettasse ciò che già c’era, il lavoro degli altri. Questo è stato anche il mio approccio e lo sarà sempre.

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